Luci e ombre del Piano Transizione 5.0
DA UNA PARTE L’OPPORTUNITÀ DI FAVORIRE L'EFFICIENTAMENTO DEL PARCO IMPRESE IN ITALIA CON INTERVENTI CHE RIDUCANO EMISSIONI E AUMENTINO IL RISPARMIO ENERGETICO, TRA I QUALI L’INSTALLAZIONE DI IMPIANTI FOTOVOLTAICI CON MODULI MADE IN UE; DALL’ALTRA IL RISCHIO DI UNA FASE DI STALLO LEGATA ALL’ATTESA DEI DECRETI ATTUATIVI CHE STA GIÀ PENALIZZANDO UNO DEI SEGMENTI MAGGIORMENTE IN CRESCITA PER IL MERCATO DEL SOLARE: LA TAGLIA C&I. ECCO VANTAGGI E PUNTI DI DEBOLEZZA DELLA MISURA CHE PREVEDE INCENTIVI ATTRAVERSO LA FORMULA DEL CREDITO D’IMPOSTA
C'è una nuova misura in Italia che sta facendo discutere i principali player del fotovoltaico per l’effetto, sia positivo sia negativo, che potrebbe avere su un segmento in forte crescita: quello degli impianti di taglia commerciale e industriale. A inizio marzo è entrato in vigore il decreto legge 39 contenente disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza all’interno del quale si trova il Piano Transizione 5.0. La misura incentiva, attraverso crediti di imposta, la transizione digitale e green delle imprese italiane che nel corso del 2024 e 2025 effettueranno interventi di ristrutturazione e innovazione. Da questi interventi devono conseguire riduzioni di consumi energetici.
Complessivamente la misura prevede risorse pari a 6,3 miliardi di euro, che si aggiungono ai 6,4 miliardi già previsti dalla legge di bilancio, per un totale di circa 13 miliardi nel biennio 2024-2025. Tra i lavori agevolabili spiccano quelli relativi a investimenti in beni finalizzati all’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili destinata all’autoconsumo. Fanno eccezione le biomasse, mentre sono compresi gli impianti per lo stoccaggio dell’energia prodotta. I crediti di imposta saranno proporzionali alla spesa sostenuta. Saranno agevolabili investimenti in beni materiali e immateriali nuovi e strumentali all’esercizio d’impresa. La condizione è che si raggiunga una riduzione dei consumi energetici dell’unità produttiva pari almeno al 3% (o al 5% se calcolata sul processo interessato dall’investimento). Sono previste maggiorazioni nel caso in cui il risparmio energetico conseguente agli interventi sia superiore alle percentuali minime richieste.
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Entrando più nello specifico, il credito d’imposta è riconosciuto nella misura del 35% del costo per investimenti fino a 2,5 milioni di euro. È invece pari al 15% del costo per investimenti oltre i 2,5 milioni e fino a 10 milioni. Infine è pari al 5% del costo per investimenti oltre i 10 milioni e fino al limite massimo di 50 milioni per anno, per l’impresa beneficiaria.
Fino a questo punto la misura conferma di poter fornire un ottimo assist nell’ottica di rilanciare e riqualificare il parco immobiliare delle imprese in Italia. Questo anche grazie al coinvolgimento di alcune tecnologie per il risparmio energetico, come ad esempio il fotovoltaico (anche in abbinamento allo storage). Restano tuttavia alcuni dubbi sulla misura e alcuni punti che stanno già penalizzando il solare in ambito commerciale e industriale invece di premiarlo. Ne abbiamo parlato con alcuni distributori specializzati. Vediamo, quindi, quali sono i punti di forza e di debolezza del piano.
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